Quando nasce un padre

Pubblicato da Milano Psicologi il

La funzione paterna nello sviluppo di un bambino

Quasi sempre si parla del ruolo materno nello sviluppo psicofisico del bambino, della relazione duale madre-bambino, tralasciando nella maggior parte dei casi il ruolo fondamentale del padre.

Questo per noi significa avere una visuale limitata e limitante di quel nucleo complesso che è la famiglia dove prende vita l’individuo.

Cos è un padre?

La parola “padre” ha origine dal termine latino “Pater”. Presso i latini designava il genitore, il capo della famiglia. Nel corso della storia la parola “padre” è stata considerata più un titolo che un ruolo preciso. Padre è colui che insegna qualcosa, che trasmette un sapere, un’esperienza, un’emozione, un valore. Padre è colui che sa essere saggio, che istruisce e insegna, che crea vita. Storicamente, la cura della prole è sempre stata tacitamente relegata alle donne mentre l’uomo veniva più identificato come figura di puro sostentamento economico della famiglia. Due binari che viaggiando paralleli, percorrevano la stessa strada e che quindi difficilmente riuscivano ad incontrarsi. 

I nuovi padri

Attualmente per fortuna, un lento ma costante mutamento all’interno dei costumi sociali ha risvegliato nell’uomo un istinto paterno latente. Le mamme, spesso donne impegnate su più fronti, hanno innescato una reazione a catena negli uomini che si sono accorti di essere molto di più di una mera fonte di sostentamento economico. 

Parte degli uomini contemporanei è giunta alla consapevolezza che partecipare alla crescita e all’educazione dei propri figli è fonte di grandi soddisfazioni per il padre.  

Ma mentre la funzione materna si fonda su basi biologiche precise e facilmente reperibili, più difficile invece appare l’identificazione nella relazione padre-figlio.

Come nasce la paternità?

Il desiderio di paternità, si costruisce nel corso di un lungo percorso evolutivo che si concretizza col concepimento e la nascita del bambino. Secondo Pietropolli Charmet (2000) gli uomini decidono di diventare padri all’interno della relazione sentimentale e passionale con la donna. Nella coppia sana il desiderio di genitorialità si fa spazio nella mente di entrambi i partner, e dal momento in cui viene espresso tale desiderio comincia a crearsi l’immagine di sè genitore. Nella donna questo processo è maggiormente fisiologico (che non significa più facile), nell’uomo, futuro papà, questo processo potrebbe essere inizialmente solo mentalizzato. Saranno poi esperienze emotivamente significative, come assistere al parto, tagliare il cordone ombelicale, accogliere nelle proprie braccia il neonato per la prima volta, che andranno a costituire una vera e propria esplosione e concretizzazione della propria immagine di padre. 

In ogni caso, al di là di un’interpretazione della paternità come dato biologico o come dato culturale, è possibile ipotizzare una funzione paterna come dato psicologico.

Essere padre vs diventare padre

Sarebbe quindi adeguato distinguere tra l’essere padre che ci riconduce immediatamente al dato biologico e al dato culturale quindi alle funzioni che la collettività attribuisce a questo stato, e il diventare padre che va riferito al piano intrapsichico. Il diventare padre dipende dalla personalità individuale e dal tipo di esperienze vissute e dalla qualità dei legami affettivi, inoltre presuppone la costruzione di una relazione con qualcosa non direttamente percepibile (il bambino-feto) prima e col bambino reale dopo. Infatti, la paternità, al pari della maternità, designa il sentimento con il quale si colora emotivamente il bisogno di una relazione con un “nuovo oggetto d’amore”. Il sentirsi padre e la capacità di “costruire una propria immagine di sé assieme al bimbo”, così da soddisfare adeguatamente i suoi bisogni, sembrano essere associati alla possibilità di interagire precocemente con il proprio figlio: cruciale sembra essere un’interazione precoce padre-neonato che passa attraverso il contatto fisico.

Un numero notevole di ricerche hanno dimostrato che un positivo coinvolgimento paterno in età prescolare e un attaccamento di tipo sicuro nell’infanzia, sono aspetti rilevanti nello sviluppo empatico ed emozionale sia in età scolare sia in età adulta. La presenza paterna attiva e coinvolta contribuisce anche a che si sviluppino nel bambino livelli superiori di benessere e punteggi inferiori di depressione. Inoltre il coinvolgimento paterno in termini di attenzione e aiuto nei confronti dei figli è correlato a migliori livelli di autostima.

La co genitorialità

Occorre ricordare che la cura responsabile del nuovo nato è un compito comune di entrambi i genitori ma viene simbolicamente collegato alla madre il polo affettivo e al padre il polo etico.

La funzione materna (matris munus) si esprime nel dare cura, protezione, affetto e contenimento. Essa costituisce un serbatoio psichico di fiducia a cui attingere per contrastare l’angoscia della perdita e della morte. La funzione paterna (patris munus) è invece collegabile al polo etico; essa si esprime nei valori, nelle norme educative della vita familiare. Le funzioni materna e paterna non vengono in realtà suddivise tra padre e madre ma vanno condivise da entrambi i genitori. Il codice materno e paterno sono sentiti come intercambiabili e non più prerogativa di uno solo dei genitori. Quello che è richiesto al padre e alla madre è il coparenting ossia il principio di bi-genitorialità. Esso deve essere distinto dal rapporto coniugale, infatti si concentra sul sistema triadico della famiglia invece che sulla diade coniugale.

Molte ricerche (Scabini- Iafrate, 2003) hanno dimostrato che per il buon funzionamento familiare è necessaria la cooperazione di entrambi i genitori, una sinergia di ruoli e compiti che consentano uno sviluppo adeguato dei figli. 

La complementarietà dei ruoli non significa rigida distinzione ma una flessibile collaborazione. Funzione materna e funzione paterna fanno parte di noi andando a costituire un intero che a noi piace chiamare funzione genitoriale! 

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