Quando nasce una mamma

Pubblicato da Milano Psicologi il

Come una donna va incontro allo sviluppo dell’identità materna

Diventare madre è un cambiamento unico nella vita di una donna, che implica importanti

trasformazioni non solo nella gestione della quotidianità, nell’organizzazione della vita, del

lavoro e della casa, quanto anche profonde trasformazioni di natura psichica ed identitaria.

Durante la gravidanza, il corpo va incontro a numerose variazioni a partire dai livelli ormonali,

sino a quelli più evidenti. Tutte queste trasformazioni, preparano progressivamente la donna

all’assunzione del ruolo materno che la accompagnerà a sviluppare la sua capacità di

rispondere ai bisogni del bambino, costruendo un passo alla volta, la sua nuova identità di

madre.

La relazione che si svilupperà nel corso del tempo tra il bambino e la sua mamma, come

anche lo sviluppo futuro di quest’ultimo e il tipo di attaccamento che andrà a strutturarsi,

dipenderanno in larga misura da ciò che avviene nella mente della madre. L’essere umano

per crescere ha, infatti, bisogno di un luogo da abitare: questo è sin da subito l’utero e la

pancia della mamma; subito dopo la nascita il luogo sarà, invece, la mente e il cuore della

madre.

La consapevolezza di essere diventata madre, con tutto quello che ne consegue, non nasce

nell’istante in cui il neonato emette il primo vagito; la nascita di una madre non ha luogo in un

momento specifico, ben definito nel tempo o carico di drammaticità, quasi come fosse la

scena di un film. L’assetto materno emerge gradualmente all’interno di un lavoro che si è

andato cumulando nei molti mesi precedenti e nei momenti successivi all’effettiva nascita del

bambino.

Ogni neomamma sviluppa un assetto mentale fondamentalmente diverso da quello che

aveva in precedenza ed entra in un campo dell’esperienza sconosciuto alle non-madri.

Quando diventa madre ogni donna agirà a partire da un assetto totalmente nuovo, che andrà

ad occupare con forza l’area centrale della sua vita interiore e le imprimerà un carattere del

tutto diverso. Una madre non è infatti, semplicemente una donna con una responsabilità in

più. Non si tratta semplicemente di una riorganizzazione della vita mentale, ma della nascita

di una organizzazione del tutto nuova, che coesisterà accanto alla precedente e con ogni

probabilità la influenzerà.

La maggior parte delle madri diventa tale più e più volte, con certezza crescente nell’arco di

diversi mesi. La nuova identità può sbocciare in un momento qualsiasi della gravidanza, per

configurarsi poi con maggior precisione dopo la nascita e svilupparsi dopo diversi mesi di

cure a casa, assumendo pian pianino una presa di coscienza maggiore.

La preparazione allo sviluppo dell’identità materna avviene attraverso i nove mesi di

gravidanza, durante i quali si verifica gran parte del lavoro mentale. Anche l’esperienza del

parto fa parte di questa fase preparatoria, perché dà origine ad una madre fisica, non

necessariamente anche psicologica. Durante questi mesi l’immaginazione è occupata da

speranze, sogni, paure e fantasie su come sarà il bambino e su come sarà lei stessa come

madre o su che tipo di padre sarà il compagno; verranno proiettate nella mente idee di ogni

genere su come sarà la vita dopo l’arrivo del bambino.

Si svilupperanno possibili scenari su cui si muovono personaggi immaginari: il bambino, la

nuova identità di mamma, il futuro padre e i futuri nonni. Ciascuno di questi personaggi viene

montato, smontato e rimontato, la mente sarà un vero e proprio laboratorio dove il futuro

viene assemblato e poi rifatto daccapo. In questo processo immaginario, immaginerete il

vostro bambino e tenderete ad attribuirgli alcuni tratti di personalità che rispecchieranno la

scala di valori in cui credete, le fantasie su come sarà vostro figlio riveleranno quali sono le

cose che vi stanno più a cuore.

Di norma il processo immaginativo ha davvero inizio dopo il terzo mese, quando i medici

danno conferma del normale procedere della gravidanza. In questa fase la maggior parte

delle donne inizia a giocare con fantasie via via più specifiche, sulle caratteristiche fisiche e i

tratti di personalità che il bambino potrebbe avere. Il bambino immaginario raggiungerà il

livello massimo tra il settimo e l’ottavo mese; mentre il mese successivo accadrà un

ribaltamento: la madre inizia a disfare l’immagine elaborata, per non creare troppa

discrepanza tra il bambino reale che apparirà al parto e il bambino immaginario, difendendo il

bambino reale da eccessive discrepanze. Tuttavia, il bambino immaginario non scomparirà

mai del tutto.

La nascita fisica del bambino fa procedere la madre verso la nascita psicologica della propria

maternità. Le fantasie successive al parto cominciano a focalizzarsi sul bambino reale e

spesso operano come profezie capaci di auto-avverarsi: il bambino (ma anche il resto della

famiglia) dovranno convivere con i piani da voi ideati, essi imprimono un indirizzo al futuro ed

è per questo che è importante essere consapevoli dell’intero processo mentale.

La rete di altre mamme in questo primo periodo è importante per permettere ricevere

conferma nelle proprie competenze. La maternità è come un mestiere e tutte le principianti

hanno bisogno di una fase di apprendistato con qualche tipo di modello o di guida, il ruolo

della guida non consiste solo nel fornire consigli e informazioni, ma soprattutto serve per

creare un clima psicologico che faccia sentire sicure e fiduciose e che incoraggi ad esplorare

le vostre capacità genitoriali. La creazione di una rete è un bisogno di tutte le mamme,permettendo di esprime bisogni e scambiare informazioni, osservando altre mamme in

azione.

I nuovi compiti di madre sono irrevocabili ed indipendentemente da quello che sentite o

pensate, si diventa madre agli occhi del mondo. Anche se condividete i vari compiti con il

vostro partner, la società ha designato la donna quale titolare in carica. In termini pratici ciò

significa che dovete prendere decisioni rapide anche quando non sapete bene cosa fare e vi

trovate su un terreno sconosciuto. È come essere un ufficiale in comando, un poliziotto in

servizio o un medico di guardia. Tutti volgono gli occhi verso la persona che in quel momento

rappresenta l’autorità riconosciuta e si aspettano che sappia come intervenire. Viene dato per

scontato che in un modo o nell’altro, siate qualificate per questo lavoro, anche senza aver

ricevuto una formazione specifica che vi accompagni a conseguire il nuovo titolo di mamma.

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