Quando nasce una mamma
Come una donna va incontro allo sviluppo dell’identità materna

Diventare madre è un cambiamento unico nella vita di una donna, che implica importanti
trasformazioni non solo nella gestione della quotidianità, nell’organizzazione della vita, del
lavoro e della casa, quanto anche profonde trasformazioni di natura psichica ed identitaria.
Durante la gravidanza, il corpo va incontro a numerose variazioni a partire dai livelli ormonali,
sino a quelli più evidenti. Tutte queste trasformazioni, preparano progressivamente la donna
all’assunzione del ruolo materno che la accompagnerà a sviluppare la sua capacità di
rispondere ai bisogni del bambino, costruendo un passo alla volta, la sua nuova identità di
madre.
La relazione che si svilupperà nel corso del tempo tra il bambino e la sua mamma, come
anche lo sviluppo futuro di quest’ultimo e il tipo di attaccamento che andrà a strutturarsi,
dipenderanno in larga misura da ciò che avviene nella mente della madre. L’essere umano
per crescere ha, infatti, bisogno di un luogo da abitare: questo è sin da subito l’utero e la
pancia della mamma; subito dopo la nascita il luogo sarà, invece, la mente e il cuore della
madre.
La consapevolezza di essere diventata madre, con tutto quello che ne consegue, non nasce
nell’istante in cui il neonato emette il primo vagito; la nascita di una madre non ha luogo in un
momento specifico, ben definito nel tempo o carico di drammaticità, quasi come fosse la
scena di un film. L’assetto materno emerge gradualmente all’interno di un lavoro che si è
andato cumulando nei molti mesi precedenti e nei momenti successivi all’effettiva nascita del
bambino.

Ogni neomamma sviluppa un assetto mentale fondamentalmente diverso da quello che
aveva in precedenza ed entra in un campo dell’esperienza sconosciuto alle non-madri.
Quando diventa madre ogni donna agirà a partire da un assetto totalmente nuovo, che andrà
ad occupare con forza l’area centrale della sua vita interiore e le imprimerà un carattere del
tutto diverso. Una madre non è infatti, semplicemente una donna con una responsabilità in
più. Non si tratta semplicemente di una riorganizzazione della vita mentale, ma della nascita
di una organizzazione del tutto nuova, che coesisterà accanto alla precedente e con ogni
probabilità la influenzerà.
La maggior parte delle madri diventa tale più e più volte, con certezza crescente nell’arco di
diversi mesi. La nuova identità può sbocciare in un momento qualsiasi della gravidanza, per
configurarsi poi con maggior precisione dopo la nascita e svilupparsi dopo diversi mesi di
cure a casa, assumendo pian pianino una presa di coscienza maggiore.
La preparazione allo sviluppo dell’identità materna avviene attraverso i nove mesi di
gravidanza, durante i quali si verifica gran parte del lavoro mentale. Anche l’esperienza del
parto fa parte di questa fase preparatoria, perché dà origine ad una madre fisica, non
necessariamente anche psicologica. Durante questi mesi l’immaginazione è occupata da
speranze, sogni, paure e fantasie su come sarà il bambino e su come sarà lei stessa come
madre o su che tipo di padre sarà il compagno; verranno proiettate nella mente idee di ogni
genere su come sarà la vita dopo l’arrivo del bambino.

Si svilupperanno possibili scenari su cui si muovono personaggi immaginari: il bambino, la
nuova identità di mamma, il futuro padre e i futuri nonni. Ciascuno di questi personaggi viene
montato, smontato e rimontato, la mente sarà un vero e proprio laboratorio dove il futuro
viene assemblato e poi rifatto daccapo. In questo processo immaginario, immaginerete il
vostro bambino e tenderete ad attribuirgli alcuni tratti di personalità che rispecchieranno la
scala di valori in cui credete, le fantasie su come sarà vostro figlio riveleranno quali sono le
cose che vi stanno più a cuore.
Di norma il processo immaginativo ha davvero inizio dopo il terzo mese, quando i medici
danno conferma del normale procedere della gravidanza. In questa fase la maggior parte
delle donne inizia a giocare con fantasie via via più specifiche, sulle caratteristiche fisiche e i
tratti di personalità che il bambino potrebbe avere. Il bambino immaginario raggiungerà il
livello massimo tra il settimo e l’ottavo mese; mentre il mese successivo accadrà un
ribaltamento: la madre inizia a disfare l’immagine elaborata, per non creare troppa
discrepanza tra il bambino reale che apparirà al parto e il bambino immaginario, difendendo il
bambino reale da eccessive discrepanze. Tuttavia, il bambino immaginario non scomparirà
mai del tutto.
La nascita fisica del bambino fa procedere la madre verso la nascita psicologica della propria
maternità. Le fantasie successive al parto cominciano a focalizzarsi sul bambino reale e
spesso operano come profezie capaci di auto-avverarsi: il bambino (ma anche il resto della
famiglia) dovranno convivere con i piani da voi ideati, essi imprimono un indirizzo al futuro ed
è per questo che è importante essere consapevoli dell’intero processo mentale.
La rete di altre mamme in questo primo periodo è importante per permettere ricevere
conferma nelle proprie competenze. La maternità è come un mestiere e tutte le principianti
hanno bisogno di una fase di apprendistato con qualche tipo di modello o di guida, il ruolo
della guida non consiste solo nel fornire consigli e informazioni, ma soprattutto serve per
creare un clima psicologico che faccia sentire sicure e fiduciose e che incoraggi ad esplorare
le vostre capacità genitoriali. La creazione di una rete è un bisogno di tutte le mamme,permettendo di esprime bisogni e scambiare informazioni, osservando altre mamme in
azione.
I nuovi compiti di madre sono irrevocabili ed indipendentemente da quello che sentite o
pensate, si diventa madre agli occhi del mondo. Anche se condividete i vari compiti con il
vostro partner, la società ha designato la donna quale titolare in carica. In termini pratici ciò
significa che dovete prendere decisioni rapide anche quando non sapete bene cosa fare e vi
trovate su un terreno sconosciuto. È come essere un ufficiale in comando, un poliziotto in
servizio o un medico di guardia. Tutti volgono gli occhi verso la persona che in quel momento
rappresenta l’autorità riconosciuta e si aspettano che sappia come intervenire. Viene dato per
scontato che in un modo o nell’altro, siate qualificate per questo lavoro, anche senza aver
ricevuto una formazione specifica che vi accompagni a conseguire il nuovo titolo di mamma.

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