E’ tempo di buoni propositi?

Pubblicato da Milano Psicologi il

E’ tempo di buoni propositi? Per molti di noi si conclude oggi la prima settimana lavorativa dell’anno. Sarà una ripresa per qualcuno faticosa per il rientro al tran tran quotidiano, per qualcun altro un sollievo a seguito del difficile periodo festivo. Molti altri non hanno goduto di una pausa e hanno proseguito la propria attività.

Primo giorno dell'anno: start

L’inizio dell’anno coincide spesso con la necessità di fare un bilancio del precedente e con il tentativo di darsi degli obiettivi per quello a venire. Perché questa consuetudine non divenga un frustrante elenco puntato cui non si riuscirà a prestar fede oppure un vincolo da evitare per mancanza di motivazione, noi terapeuti di MilanoPsicologi ci siamo fermati a chiederci cosa significhi per noi progettare, ovvero ideare e studiare la possibilità di creare qualcosa di nuovo per sé e per chi ci sta attorno.

Dove voglio andare?

In primo luogo questo compito impone una ricognizione dei propri bisogni attuali: chi sono? quali sono i miei desideri in questo momento della mia vita? Questo faticoso lavoro permette però di fermarsi, pensarsi nel qui ed ora, osservarsi in un momento specifico ponendosi autenticamente alcune domande su di sè e sulla propria direzione.

Progettare non è un’attività adeguata solo alla giovinezza della propria vita, come fosse un sogno o un desiderio di mettere in scena tutte le proprie potenzialità. Piuttosto ognuno ha necessità, ambizioni e bisogni differenti in ogni fase del ciclo di vita, per questo è importante fermarsi ad ascoltare se stessi e chi sta attorno sulla base della posizione di vita attuale e magari proprio a partire o in conseguenza di precedenti progetti di vita. Questo non significa avere la testa proiettata sempre nel futuro, ma avere una direzione che faccia sentire in costante evoluzione e crescita, pronto a rispondere a curiosità o necessità che via via nascono e si manifestano con l’emergere delle parti del sé.

Speranza, ovvero l’attesa fiduciosa nella realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera.

Porsi delle domande riguardo ai propri bisogni chiama in causa un sentimento molto prezioso ma spesso sfuggente, ambivalente: la speranza, ovvero l’attesa fiduciosa nella realizzazione, presente o futura, di quanto si desidera. Questo sentimento così necessario e al tempo stesso schivo non è sempre vigoroso, anzi: va sostenuto, protetto e coltivato. Per tutelarlo è importantissimo capire realisticamente se l’obiettivo che ci si prefigge è realizzabile, quali risorse si possono attivare e chi può essere di supporto.

Su quali risorse posso contare?

Un progetto può quindi nascere dall’individuazione di un bisogno specifico in un momento della propria vita, ma che sia realistico e supportato dalle risorse interne ed esterne dell’individuo o del nucleo. Ci si accorge così che le risorse di cui ci si può dotare sono differenti, fatte da qualità personali, alcune di esse già mature, altre non più utili, altre ancora da coltivare e far maturare. Difficilmente però si può immaginare da soli, più frequentemente le risorse possono essere anche altre persone che contribuiscano attivamente.

Meglio pensare a tappe!

Ma perché un bisogno divenga un progetto soddisfacente è opportuno individuare i passaggi necessari per realizzarlo, un percorso che preveda delle tappe: una fase preliminare, una progressione e anche un recupero, ovvero un tempo di sosta nel quale riacquistare le forze, assestarsi, ammirare il panorama, scegliere se e come proseguire, anche a volte rimodulando l’obiettivo previsto.

Un percorso prevede delle tappe

Darsi dei micro-obiettivi è molto importante per tenere viva la motivazione e fare bilanci in itinere del percorso. Le scelte che sono state fatte in un primo momento non devono necessariamente essere giuste a prescindere, ognuno può stabilire il proprio passo e il proprio modo, anche attivando dei cambiamenti rispetto al programma iniziale o a quello che inizialmente sembrava meglio e che invece potrebbe non esserlo più. Quello che può andar bene a qualcuno, può non essere giusto per un altro.

Che strada prendere? Scegliere, che fatica!

Quello della scelta è proprio un tema centrale nella progettualità: significa individuare diverse possibilità, tutte con dei pregi così come degli svantaggi e decidere di non perseguirne qualcuna, ma di continuare a camminare in una direzione, accettando di perdere di vista l’altro tragitto, di non partecipare a quell’altra avventura perché si è preferito per sé quella nella quale ci si trova.

Un passo alla volta

Un progetto è un atto di fiducia nel futuro, accettare un tempo di attesa, coltivare la pazienza e attendere il tempo di cui si ha bisogno. Dividere il percorso in tanti passaggi aiuta così a percepire con maggior chiarezza sia la strada percorsa che i cambiamenti intercorsi. Il cambiamento richiede cura e tempo e la fretta non è mai una buona consigliera!

Un progetto è un atto di fiducia che va coltivato.

Anche MilanoPsicologi è un’avventura

Noi terapeuti di MilanoPsicologi abbiamo intrapreso da qualche anno questo progetto di lavoro in rete che viviamo come un’avventura e spesso, in questa esperienza, abbiamo sentito il bisogno di fermarci, guardare insieme la strada percorsa, chiederci quanto di ciò che abbiamo realizzato fino ad ora sia simile o dissimile da ciò che avevamo immaginato in un primo momento. Con stupore osserviamo quanti cambiamenti dal pensiero originale siano intervenuti: i progetti nascono da una visione iniziale, ma sono sempre il risultato di un lavoro condiviso, che li modifica e li arricchisce con il contributo di ciascuno. L’esperienza ci ha insegnato che il percorso non è mai lineare: imprevisti e cambiamenti ci costringono a ripensare continuamente le nostre scelte, ma ogni modifica porta con sé nuove opportunità. Quello che siamo oggi è il frutto di un processo in evoluzione e i progetti che nasceranno in futuro si costruiranno sulla base di ciò che oggi stiamo imparando.

MilanoPsicologi

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